INDAGINI SULLA STRAGE FAMIGLIARE NEL BARESE

Nella serata del 7 giugno 2023, Eugenio Ladisa ha ucciso tutta la sua famiglia ad esclusione del piccolo nipote Michele.
Le scoperte tratte dalle indagini sono state agghiaccianti a causa della visione, da parte dell’assassino, di vari programmi narranti gli omicidi (su consiglio della sua coniuge Lucia Mennuni).
Eugenio ha rilasciato la sua confessione, spiegandoci nel dettaglio i moventi di tale brutalità.
Partiamo dalla sua coniuge Lucia Mennuni, trovata appesa nella loro camera da letto, affianco ad una bambola di porcellana; nella sua tascia era presente un biglietto il quale diceva “tu sei una donna troppo forte, io non riesco a stare con te, parli sempre troppo perciò ti ho uccisa”
La figlia Laressa Ladisa è stata trovata senza mani, nel biglietto vi era scritto “quanti soldi che mi hai fatto spendere, io non sono ricco a causa tua, perciò metterò fine alla tua vita”.
Le mani successivamente sono state rinvenute in una cassaforte, il motivo? Noi pensiamo sia per non farle prendere i soldi neanche da deceduta.
Il corpo del genero Pierluigi Arbore, è stato bruciato e successivamente rollato con un filtro di cartone da Eugenio.
Il motivo? Probabilmente perché il genero Pierluigi assumeva cannabinoidi di tanto in tanto ed Eugenio era contrariato.
La figlioccia Annalisa Napoletano è stata rinvenuta nella sua Fiat 600, il signor Eugenio le aveva manomesso il sistema di frenatura e la ragazza è andata così a schiantarsi; il motivo era che la giovane aveva preso un pappagallo da compagnia che andava sempre a disturbarlo nell’orario di lavoro Telecom.
Il figlioccio Francesco Pio Mennuni è stato ucciso nella maniera più vigliacca e semplice.
Durante il tifo in balcone per la vittoria del Bari, Eugenio ha spinto Francesco giù.
Il movente? La rabbia repressa nei confronti di Francesco il quale tifava più il barletta che il Bari.
Queste sono state le informazioni ottenute in questi due lunghi giorni, Eugenio il giorno 10/06/2023 riceverà la sua pena detentiva, da scontare probabilmente nel carcere “Rebibbia” situato a Roma.

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